La Grande Guerra e la caduta dal paradiso

Alla morte del conte Francesco Miniscalchi Erizzo in 1875, la villa passò in eredità alla figlia Alfonsa, sposata con il conte Carlo Alberto degli Albertini. In quelli anni, Villa Albertini (come all’ora veniva chiamata), vide il massimo splendore come casa nobile. La contessa fece eseguire svariati lavori di restauro e abbellimento, dando alla casa un aspetto quasi regale. Il giardino era il più curato di tutto il Quartier del Piave. Ma poi arrivò la terribile guerra del 15-18.

Vidor fu teatro della prima battaglia di arresto sul Piave nel novembre del 1917 ma fu largamente risparmiato fino all’ultima settimana di guerra. In quei giorni venne dato ordine di spianare il paese per permettere alle truppe italiane di rientrare senza correre rischi. Il risultato fu una catastrofe. Nulla fu risparmiato.

Presso l’abbazia di Santa Bona fu inizialmente allestito un ospedale militare e, dopo la battaglia del novembre 1917, passò in mano austroungarica. Si dice che lo stesso imperatore Carlo d’Austria sia venuto a scegliere di persona quali tesori portare nelle retrovie. Nell’ultima settimana di guerra fu infine distrutta quasi completamente. Si salvarono a stento il chiostro, la chiesa e la Sala del Capitolo, senza contare qualche muro interno che presenta ancora i resti di chissà quale affresco.

Rientrata a Vidor, la contessa Alfonsa si diede subito da fare per ricostruire la villa, accogliendo l’intenzione del figlio salvatosi dalla guerra ma non dalla spagnola che lo colpì subito dopo. Con quella missione nel cuore, diede quindi il via ai lavori di ricostruzione alloggiando in una baracca di legno costruita nel giardino.

Alla morte della contessa Alfonsa nel 1926, la villa passò alla figlia Margherita, sposata con il generale Augusto Govone, la quale proseguì l’opera iniziata dalla madre. Fu impossibile tornare all’originario splendore, troppo era andato perduto. Pero’, sotto l’acutissima attenzione e con l’ispirato approccio conservativo del capo cantiere, all’ora sovrintendente di Venezia Arch. Ferdinando Forlatti, il risultato della ricostruzione è l’edificio che vediamo oggi, avvicinato molto di piu’ alle sue originali proporzioni e flair medioevale. Villa Albertini – Govone passò infine al pronipote della contessa, il conte Alberto da Sacco, che completo’ i lavori negli anni ’70; e da lui al figlio Giulio, attuale proprietario, che continua il lavoro di conservazione e ristrutturazione della villa e del parco.

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